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Cinghiz Ajtmatov

Il campo della madre
Traduzione dal russo di Guido Menestrina
1996
156 pp.
brossurato - 12,4 x 20,5 cm
Euro 9,82
ISBN 9788886557429



 


 

Cinghiz Ajtmatov

Nelle opere di C. Ajtmatov si fondono due culture: quella a lui più propria, la cultura kirghisa, e l'altra, forse in un certo senso imposta, la “nuova cultura” sovietica. L'anima kirghisa nei racconti di Ajtmatov reclama per sé continuamente la parte principale: la valle del Talas, dove lo scrittore è nato nel 1928, le montagne dell'Alà-Tau, il lago di Issykkul', la steppa kirghisa e kazaka, infuocata e polverosa d'estate e gelida e coperta di neve d'inverno. Le caratteristiche del mondo sovietico, le nuove regole e le nuove leggi date a un popolo di contadini e pastori che era legato alla terra e contrario a qualsiasi innovazione, formano la base narrativa su cui Ajtmatov fa muovere il suo Popolo, tanto secondo gli slogan sovietici, quanto secondo la sua sensibilità di contadino kirghiso.

 


 
 

Di Cinghiz Ajtmatov Aer ha pubblicato Il primo maestro, Il campo della madre e Asel'.

 
In questo bellissimo libro, una mamma kirghisa racconta… ad un campo della steppa, dove si reca spesso a meditare, la storia della sua vita. Una vita di grande amore. L'amore per Suvankul, un uomo conosciuto quando era ancora poco più che adolescente; l'amore per i tre figli, l'amore per Aliman, la nuora morta nel dare alla luce il primo nipotino. L'amore per questo bimbo e l'amore verso tutti, vicini, compagni di lavoro. La narrazione è semplice, essenziale, tale che pare di vivere gli avvenimenti dei quali parla al campo. Tolgonaj, che l'autore chiama “madre coraggio” è forte dell'amore che sa dare, orgogliosa di quanto fa per la famiglia ed anche per gli estranei. Ma c'è la guerra, con la sua crudeltà, ad impedire che Tolgonaj viva serenamente gli affetti e la gioia del lavoro e delle bellezze della Natura. Gli avvenimenti incalzano; la guerra si porterà via il marito ed anche i figli e a Tolgonaj non resterà che l'amore della nuora. Ma anche questa, dopo una sconvolgente esperienza, morirà. Resterà il piccolo Zanblot a dare conforto alla vecchia, battagliera nonna. È un libro scritto e “costruito” molto bene, che porta in mondi lontani, ma con sentimenti riconoscibili da tutti i popoli. Vi si legge tanta bontà, anche nelle vicissitudini più crudeli e soprattutto c'è un profondo respiro di poesia.
Mariella Lombardo, Pagine Giovani XXII, 2, aprile-giugno 1998, 56 s.

 

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