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Mecka Lind

Isabel. Romanzo sui bambini di strada di Rio de Janeiro
Ci siamo anche noi 2
Traduzione dallo svedese di Carmen Giorgetti Cima
1997
192 pp.
brossurato - 13,5 x 20 cm
Euro 10,07
ISBN 9788886557634


Per «Isabel. Romanzo sui bambini di strada di Rio de Janeiro» Mecka Lind ha ricevuto il Gustav Heinemann Friedenspreis für Kinder- und Jugendbücher nel 1996.


 


 

Mecka Lind
è nata in Svezia nel 1942 e vive a Malmö. Ha scritto il suo primo libro nel 1982 e da allora ne ha scritti quindici tra libri illustrati e libri per bambini e ragazzi, accolti con favore anche fuori dalla Svezia. Per scrivere "Isabel" l'autrice ha vissuto per tre mesi e mezzo con i bambini di strada di Rio de Janeiro.


Di Mecka Lind AER ha pubblicato Isabel. Romanzo sui bambini di strada di Rio de Janeiro e Anja piccola mendicante a Mosca.

 


 
 
La storia si basa sui racconti dei bambini di strada,
su interviste, sul lavoro compiuto insieme ad organizzazioni che aiutano i bambini. A 8 anni, Isabel va a Rio con la sorella maggiore e sogna una città di meraviglie. La realtà acquista ogni giorno nuovo squallore… Scene “forti”, ma narrate senza compiacenza, anzi con la freddezza di una cronaca. Una realtà impietosa, perché è tale. C’è anche il rifiuto dell’assistenza pubblica, dura e autoritaria, c’è la ricerca d’una illusoria libertà, e c’è anche la fatalistica accettazione di una realtà che non può cambiare. L’autrice non accenna neppure all’opera delle parrocchie, delle comunità di base, della chiesa o delle istituzioni internazionali, così non lascia una via di speranza, nessuna prospettiva di cambiamento… Per molti, per moltissimi, è così, ed è bene saperlo, ma la storia è disperante e disperata; unici valori: la voglia di vivere di Isabel, la solidarietà di alcuni poveri, la vergogna di avere prodotto un mondo così.
Domenico Volpi, Pagine Giovani XXII, 4, 1998, 32.

 
…Di forte impatto sociale e civile anche Isabel, raccontata dalla giramondo svedese Mecka Lind dopo quattro mesi trascorsi con i bambini di strada di Rio. La sua penna appassionata e limpida ne sventra la quotidianità rappattumata e ne coglie la degradante sprezza, la sofferenza e il cinismo dei loro destini segnati, dove passare dallo stupro al marciapiede è una sorte di promozione sociale. Ed è nella desolazione di domani senza luce che Isabel “prega un Dio che non è mai riuscito a convincerla della propria esistenza”.
Ferdinando Albertazzi, TL 1112, giugno 1998, 11.

 
Isabel di Mecka Lind descrive la vita dei meninos da rua di Rio. La scrittrice svedese non nasconde nulla, non censura, non giudica. Non ha pretese sociologiche, non spiega il perché, il come si potrebbe evitare, non cerca nessun lieto fine. Con uno stile asciutto propone tutto il dramma dei bambini di strada (oltre cento milioni nel mondo). Il disagio, la prostituzione, i furti, la colla da sniffare, la violenza carnale, mentale e fisica, le bande, la fame, le squadre della morte (assoldate dalla “gente per bene” che non vuole essere infastidita), il brefotrofio, la prigione, il turismo sessuale, la morte, le favelas che sono già qualcosa per chi, come Isabel e i suoi amici, non ha nulla…
Alberto Roscini, Avvenimenti XI, 119, 6 settembre 1998, 71.

 
Cristo non si è solo fermato ad Eboli; si è pure fermato al limite delle favelas brasiliane, oltre le quali c’è la geenna. Affiancandosi ai reportage televisivi, ad articoli pubblicati su riviste, a film, il romanzo della Lind ci presenta un racconto crudo, senza fronzoli e senza veli. Protagonista è Isabel, una bambina che, assieme alla sorella maggiore, fugge dalla fazenda dove è nata, col miraggio di trovare l’eldorado della caotica Rio. Ma per la gio-vanissima Isabel è come passare da un cerchio infernale a quello inferiore, che ‘men luogo cinghia, ma più punge a guaio’. La sabbia dorata di Copacabana è solo una araba fenice. La realtà è ben diversa: fame, miseria, droga, prostituzione, stupri, violenza, una violenza fine a se stessa, talvolta gratuita, brutale sempre. Uno squarcio di vita non edi-ficante che, purtroppo per molti, rappresenta la sopravvivenza per milioni di diseredati, in particolar modo bambini costretti a diventare adulti per forza. Non c’è un attimo di pausa nella lettura, non briciole di sentimenti, d’amore. Ognuno per sé e mors tua vita mea sono i parametri che stanno alla base della sopravvivenza. Una storia feroce e crudele, come talvolta può essere crudele la realtà. È la storia di Isabel e al tempo stesso la storia di innumerevoli Isabel che vivono lungo le strade dell’America, dell’Asia, dell’Africa. Una storia che valeva la pena per ricordare.
Marino Cassini, LG Argomenti 4, ottobre–dicembre 1999, 61.

 
Un romanzo crudo e difficile che prova a descrivere le vere condizioni di vita dei bambini di strada di Rio de Janeiro. Isabel ha otto anni quando sente che la sorella viene violentata nella cabina di guida del camion dove anche lei è nascosta. Come tutti gli altri bambini inizierà una dura lotta per la sopravvivenza in attesa che qualcosa cambi. E l'attesa sarà tutta la sua vita, fatta di prostituzione, di fughe dagli squadroni della morte pagati dai negozianti, di violenze inimmaginabili ed infine la gravidanza. La realtà dei bambini di strada di Rio, come scrive anche l'autrice, non potrà mai essere superata dalla fantasia.
Biblioteca Culture del Mondo: Letteratura del mondo, diritti umani e dei popoli, politica dello sviluppo e di pace, questioni Nord-Sud, Percorsi di lettura "Un mondo di fiabe", per approfondire, Brasile, novembre 2004 in: www.bibmondo.it

 

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